“The future belongs to those who believe in the beauty of their dreams.”

La condizione dell’essere - Il Barone Rampante

Attraversiamo insieme alcune delle fasi salienti dell'esistenza stessa dell'essere umano per mezzo della celebre opera di Italo Calvino: il Barone Rampante.


"Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente). Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quello che vuole sapere, e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura."

Questo era quanto scriveva Calvino nella lettera a Germana Pescio Bottino, datata 9 giugno 1964. Nonostante questo, noi contemporanei la sua biografia l'abbiamo ricostruita comunque, e l'abbiamo pubblicata prima del principio di ogni sua opera. Molto spesso però, scrutare dentro le opere stesse di un autore può essere molto più informativo di una semplice "cronologia" anteposta al testo.

Con questo breve articolo, mi propongo di attraversare alcune delle fasi salienti dell'esistenza stessa dell'essere umano, servendomi della rappresentazione molto personale che ne dà Italo Calvino nel suo celebre libro: Il barone rampante.

L'opera, per chi non ricordasse, è quella in cui è contenuta quella strana storia di quel ragazzetto che, ad un certo punto, decide di opporsi alla sua comune vita borghese prendendo una drastica decisione: quella di vivere sugli alberi. La vicenda si snoda quindi intorno a questa figura cruciale, a mio avviso molto autobiografica, e, soprattutto, ai rapporti che essa instaura con l' "altro" e con il "diverso".

Dunque, non si tratta di un articolo contenente un'analisi dell'opera, anche perché ci vorrebbe molto più spazio e cognizione di causa per mettere insieme un alto commento; in questa sede, vorrei semplicemente raccogliere e commentare, ovviamente sempre all'interno di un limite "spazio-temporale", quei passi dell'opera che mi sono sembrati molto più vicini alla figura dello scrittore non meno di quanto lo siano rispetto ad una certa fetta di umanità che, sicuramente, comprenderà questo mio scritto.

Iniziamo.

"Le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino."

Ed ecco il principio. Il protagonista si distacca dal suo vivere comune e, nonostante questo, sente il bisogno di vicinanza degli altri. Quegli altri che, per quanto tutti colpevoli del condividere medesime scelte, vengono comunque ricercati, per vanto o per gloria. Ma cos'accade, poi, nello spirito? Quel vanto scompare improvvisamente nel momento in cui viene pronunciato. Le parole rimangono parole e la gente rimane gente. Nulla si trova mutato, e la consapevolezza aumenta. E infatti:

"[...] nel momento disperato di chi ha vinto la prima volta ed ora sa che strazio è vincere, e sa che è ormai impegnato a continuare la via che ha scelto e non gli sarà dato lo scampo di chi fallisce."

È così. L'immediata accortezza. La gloria, la vittoria tanto desiderata e poco decantata finisce per divenire un'abitudine, o meglio, una presa di coscienza, all'interno della quale vi è soddisfazione solo con intermittenza, a seconda degli umori e degli stati d'animo. Ma, dopotutto, una volta che si inizia a volare, non si può tornare con il piede per terra, e infatti il protagonista persevera con la sua idea: vivere sugli alberi. Il suo vivere non è una completa condanna o un distacco perpetuo dal resto dell'umanità; si tratta "semplicemente" di una presa di coscienza, di un diverso che non potrebbe fare altrimenti che attuare questo allontanamento che si era già reso necessario al tempo stesso in cui era iniziato ad emergere.

"[...] capì molte cose sullo star soli che poi nella vita gli servirono. [...] ad avvertimento di un modo come può diventare l'uomo che separa la sua sorte da quella degli altri, e riuscì a non somigliargli mai."

Per l'appunto. Non un distacco radicale, di quelli comuni attuati da alcuni individui convinti di voler, in qualche modo, resistere in solitudine agli urti della vita. Non si tratta di una decisione comune, di un semplice comportarsi in maniera differente solo per il gusto di farlo o per incompletezza verso il mondo e il prossimo. È un qualcosa di completamente differente. Ma allora, cosa rimane del rapporto con gli altri?

"Capì questo: che le associazioni rendono l'uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s'ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c'è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l'altra faccia della gente, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada). [...] Più tardi, egli dovrà capire che quando quel problema comune non c'è più, le associazioni non sono più buone come prima, e val meglio essere un uomo solo e non un capo."

Dunque un lato positivo negli altri esiste, ma solo quando è quasi obbligatorio dover far fronte ad un problema comune. Per il resto, rimane l'incomprensione e l'inevitabile distacco.

"Riconobbi la sua maniera solita di rifiutare ogni cosa che lo costringesse
ad uscire dal suo mondo."

Stabilite quindi queste considerazioni, ovviamente non a priori ma sempre con cognizione di causa, tutto quello che rimane è la conoscenza del proprio universo, del proprio mondo o della propria mente, ritenendo assolutamente superfluo quell'eventuale contatto con la natura umana che non possa, in qualche modo, avvicinarsi a quel determinato sentire e a quella determinata chiave in cui vedere le cose del mondo. Qualsiasi invito ad uscire dall'involucro si può considerare vano, in quanto lo sguardo dato in precedenza sulla natura degli affari dell'uomo era già stato terribilmente deludente.

"Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze."

Una scoperta: in tutto questo l'amore esiste, ma si rischia di perderlo seguendo la mente piuttosto che l'essere. Nel caso del libro, il protagonista scopre questa fondamentale verità troppo tardi, non avendo mai più una seconda possibilità, evidentemente e soprattutto sia per sua scelta che per l'andare dietro alle varie vicende. Ed effettivamente ciò è ancora valido ai nostri giorni, epoca in cui si cerca sempre di apparire come non si è, solo per paura di rimanere soli.

"Si direbbe che egli, più era deciso a star rintanato tra i suoi rami, più sentiva il bisogno di creare nuovi rapporti col genere umano. [...] bisogna pensare che egli fosse ugualmente nemico d'ogni tipo di convivenza umana vigente ai tempi suoi, e perciò tutti li fuggisse, e s'affannasse ostinatamente a sperimentarne di nuovi: ma nessuno d'essi gli pareva giusto e diverso dagli altri abbastanza; da ciò le sue continue parentesi di selvatichezza assoluta."

Verso la fine del libro arriva la spiegazione del tutto. Non sono i rapporti con gli esseri umani ad essere rifuggiti, ma è il non aver niente da condividere con essi a determinare un distacco quasi forzato che viene combattuto ma costantemente confermato. E, dopo le conferme, quell'improvviso momento di follia, di natura in tutta la sua definizione altissima, e poi, il ritorno alla normalità individuale.

"Solo essendo così spietatamente se stesso come fu fino alla morte,
poteva dare qualcosa a tutti gli uomini."

Il Barone Rampante - Italo Calvino

Gli estratti dell'opera citati provengono dall'edizione Oscar Mondadori de Il barone rampante di Italo Calvino, edita nel 2002 (la trovate cliccando qui).

13 comments

  1. Bello anche se mi sono spoilerata parte del libro perchè lo devo leggere...Bel Post

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    1. Grazie! In realtà ti assicuro che qui non è anticipato quasi nulla, a parte il tema generale del libro. Quindi rimane ancora una valida lettura!

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  2. Devo assolutamente leggerlo! È un classico cui non si può rinunciare, indubbiamente. Mi piace il tuo articolo. Il trasferimento sull'albero come una presa di coscienza... Non una scelta di vivere in solitudine, ma il distacco dalla società per capire chi siamo realmente. Grazie, Diana. Sarà una delle mie prossime letture! 😘

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    1. Cara Valentina! È un piacere vederti sul mio blog! :) Sono contenta che l'articolo ti sia piaciuto, grazie per il tuo gentile commento!
      Appena l'avrai letto dovrai dirmi tutti i tuoi pensieri a riguardo! Penso che sia davvero una metafora della vita decisamente affascinante. Grazie a te! :)

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  3. Wow che gradevole lettura! Ritrovare qui il grande Italo Calvino è una grande e bella sorpresa; vedo che abbiamo mooolte passioni in comune, sarà un piacere seguirti.
    Lieta di conoscerti Diana, grazie e buona domenica a te!

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    1. Grazie mille! Ricambio il follow al tuo blog e spero in uno scambio di idee e pensieri su queste passioni in comune! :)
      Ancora piacere mio e buona serata :)

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  4. Come promesso sono passata, il tuo blog è davvero accogliente cara ^^

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    1. Aww grazie cara! Sono riuscita a inserire il tuo blog fra i preferiti anche se ha dominio wordpress! Così adesso non mi perdo un articolo! Sono rimasta un po' indietro sugli ultimi aggiornamenti di manga e anime, quindi non vedo l'ora di aggiornarmi tramite i tuoi articoli! E spero che rimarrai anche tu da queste parti! :)
      Buona serata! :)

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  5. I romanzi di formazione sono importanti e fa piacere trovare ottimi articoli, come il tuo, nei quali ne viene effettuata un’analisi mirata, seria e costruttiva… tra l’altro, adoro Il Barone Rampante, che fu uno dei primi romanzi che lessi da bambina…
    Ciao Diana, ancora tanti complimenti e a presto! :)

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    1. Grazie Clementina, davvero gentilissima!
      Sai, anche io lessi questo libro quando andavo ancora alle scuole medie, ricordo che Italo Calvino era il preferito della mia professoressa di italiano. E insomma, ancora la ringrazio per avermi fatto scoprire, da giovanissima, questo autore che è davvero speciale nei suoi scritti!
      Grazie mille ancora per il tuo commento! :)
      A presto! :)

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  6. Ho letto gli altri due della trilogia, questo ancora mi manca ma sono convinta che sarà il migliore. Il che significa che ho alte aspettative e quindi alla fine non mi piacerà XD

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    1. Ahahahah no dai, non dire così! Guarda, ti posso dire subito che secondo me è un libro che appena letto non da particolari soddisfazioni (e tu mi dirai: "ecco, te pareva!"), però ti assicuro che dopo un po', il tempo che assimili la storia e i personaggi..niente, ti si apre un mondo e tutta una filosofia sui concetti "nascosti" affrontati nel libro che te lo fanno rivalutare del tutto! :)

      Mi raccomando, poi devi farmi sapere le tue impressioni! :)

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